martedì 1 aprile 2008

STA ATTENTO CHE PRENDI FREDDO

Hussan Bilal Abdul avrebbe dovuto chiedere il permesso a mamma e papà quel pomeriggio estivo del 2004, prima di presentarsi imbottito d'esplosivo al check point di Hawara, vicino Nablus, per immolarsi a soli 16 anni nel nome della Palestina? Cosa avrebbero detto, se interpellati in tempo, i genitori di Rashida, adolescente-bomba scagliata contro un pulmino di turisti a Kusadasi, in Turchia, un mese dopo Hussan? E quelli del tredicenne Abdul Karim, saltato in aria al posto di blocco americano di Kirkuk, in Iraq, il primo novembre 2005? A chi appartiene la vita dei baby-kamikaze, nuovo terribile strumento del terrorismo islamista, alla famiglia o al Dio impietoso che pretende il sacrificio estremo? La domanda è al centro di un serrato dibattito tra i massimi teorici della jihad globale.

Nessun commento: